Scuola di specializzazione tecnico-cinofila

Direttrice didattica ELSA MENEGOLLI

i cani in campeggio

Razzismo animale in vacanza : quando manca cultura cinofila oltre che civica.

Il tema si fa subito scottante perché il razzismo animale e nello specifico il razzismo in cinofilia ancora esiste.

La Legge parla chiaro, i cani sono ammessi in qualsiasi luogo pubblico, ovvero su suolo comunale. Ristoranti, hotel e villaggi turistici sono proprietà private aperte al pubblico e il gestore può, a sua discrezione, accettare o meno la presenza di animali nella struttura.

Considerando che le stime attuali parlano di un pet ogni 1,5 famiglie in Italia, pensare di chiudere ai cani le attività turistico ricettive, sembra assoluta utopia oltre che manovra estremamente anticommerciale. Ciò che stupisce di più, però, è che i gestori che concedono l’accesso agli animali, lo facciano senza la benché minima conoscenza di cosa significhi, nell’impeto di poter annoverare sulla loro giacchetta la spilla Dog Friendly.

Nell’immaginario collettivo l’animale da compagnia è un piccolo cucciolo morbidoso alla Pomerania (peraltro piccoletti tanto simpatici quando terribili) ma la vera realtà è che il pubblico ama circondarsi di grandi cani da lavoro, possenti e voluminosi.

Le scelte, forse spesso inconsapevoli, ricadono su cani che per qualche motivo pare abbiamo maggiore appeal, che siano più alla moda: molossoidi tra cui per citarne alcuni rottweiler, boxer, dogo argentino, mastino napoletano. Ecco dunque che nei villaggi turistici, campeggi e hotel si cominciano a trovare limitazioni a razze molossoidi che, per sentito dire o a causa di qualche incauto giornalista che ne ha scritto a sproposito citando i molossoidi come belve feroci, diventano barriere spesso inconciliabili. Nascono le prime incomprensioni e il razzismo cinofilo prende piede con le richieste più strane, dall’obbligo di far indossare la museruola ai cani molossoidi, al divieto di entrare in sala colazioni, dando via al propagarsi di ulteriori malintesi tra i turisti ed avventori del luogo, non proprietari di cani, che andranno ad intraprendere il regolamento del singolo gestore come una Legge da far rispettare ovunque o, peggio ancora, si sentiranno successivamente autorizzati ad additare una categoria di cani come scherzo della natura.

E’ giunta l’ora, per i professionisti cinofili, di unirsi e combattere contro stereotipi razziali che suonano molto di medioevo.

 

Andando a dare uno sguardo alla categoria molossoidi prevista da E.N.C.I. (ente nazionale cinofilia italiana) e di concerto da F.C.I. (federazione cinologica internazionale), troviamo peraltro talune razze, classificate nei molossoidi, che non potrebbero che far tenerezza : il cane San Bernardo, il Terranova e mettiamoci anche il Bulldog. La categoria molossoidi non indica quindi cani di elevata pericolosità, bensì cani con caratteristiche fisiche ed attitudinali specifiche per un determinato lavoro. La categoria dei molossoidi fa parte di una classificazione più ampia ricompresa del Gruppo 2 che, oltre a questi, prevede anche i Bovari Svizzeri (ad esempio il Bovaro del Bernese) e i Pinscher e Schnauzer (che vanno dal Dobermann, cane di taglia grande che può arrivare nel maschio ai 45 kg di peso ai Pinscher, cani tra i 14 e i 20 kg massimo).

 

 

 

Ma allora, si può andare in campeggio con il cane in Italia?

Posso portare il cane in vacanza?

Gli hotel accettano i cani?

La cosa migliore è chiedere prima di partire. Informarsi sul sito internet della struttura e chiedere, in fase di prenotazione, se sono previste delle limitazioni per la razza in particolare. Sentirsi dire all’arrivo in hotel che il cane può solamente passare e non fermarsi nelle aree comuni o nella sala da pranzo, diventa fastidioso per chiunque, se sul sito dell’albergo era indicato a chiare lettere che i cani sono ammessi. Ricevere l’ordine di obbligo museruola per il nostro cane all’arrivo in campeggio può risultare sgradevole se avevamo scelto quel camping proprio per l’insegna dog friendly che troneggiava sul sito in prima pagina. E questo purtroppo succede anche per quei cani che la Legge considererebbe meticci, come ad esempio i Pitbull o i loro diretti cugini riconosciuti, gli American Staffordshire Terrier che rientrano nel Gruppo 1 E.N.C.I.

Insomma, il razzismo animale, condito da tanta inesperienza ed ignoranza, fanno di questi cani dei temibili nemici ed è difficile da mandar giù, specialmente se poi si scopre che la restrizione è prevista per i cani molossodi e non, ad esempio, per i lupoidi o i cani da pastore, senza che ci sia una logica razionale in tutto ciò.

 

 

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